A CENA DA MICHELE

DA MARCUCCI NON SI VA A CENA FUORI,

“SI VA ALL’ENOTECA”

UN’ESPERIENZA SEMPRE ACCATTIVANTE,

DIVERSA DA TUTTE LE ALTRE

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In una calda serata di inizio ottobre arriviamo in via di mezzo, nel suggestivo centro storico di Pietrasanta, per raggiungere uno degli eno-indirizzi più rinomati d’Italia: l’Enoteca Marcucci.

E mentre i nostri piedi incedono rapidi sui ‘piastroni’ dell’antica strada versiliese intravediamo la figura di Michele Marcucci che, proprio di fronte al suo celebre locale, finisce di sistemare coreografici prodotti autunnali su di un colorato e rustico tavolo vetrina sulla pedonale.

Venite – ci fa subito dopo averci salutato con il suo simpatico fare sornione – che prima di cena vi voglio portare a fare un giro nella mia cantina”.

E noi scendiamo, anche un po’ emozionati, nel caveau delle antiche stanze sotterranee per ammirare una delle cantine più rinomate dell’intera penisola.

IN CANTINA

Si spalanca la porta e ci troviamo davanti ad un santuario del vino, ad un incredibile caos di bottiglie che è in realtà solo apparente, perché tutto è poi armoniosamente ordinato e capillarmente catalogato.

E Michele si muove con disinvoltura sotto le volte a botte delle sue stanze perfettamente climatizzate.

Parlandone come fa un padre innamorato dei suoi adorati figli, rovista e ci mostra le sue di bottiglie, un’infinità, a partire dai grandi Borgogna, rossa e bianca, di questa zona vinicola che è per lui meta abituale di continui viaggi, una vera regione-religione.

Accanto ci indica poi gli Chateaux, con perle introvabili della rive droite e rive gauche di Bordeaux. Poi ancora le altre vocate regioni francesi, dalla Loira al Rodano, dalla Provenza al Jura fino all’Alsazia, ovviamente la Champagne e tantissimo altro ancora.

E quindi l’Italia in tutte le sue sfaccettature, tanta Toscana ma le regioni ci sono praticamente tutte e con una varietà di tipologie e di produttori da fare impressione.

Ed una particolarità della grande collezione di Michele è proprio questa: a fianco di ogni bendidìo che si può trovare tra i numerosissimi grandi big e introvabili vecchie annate… ciò che colpisce sono le lunghissime verticali anche di vignaioli e produttori non necessariamente blasonati. Qui davvero ci si può divertire a scovare gemme preziose, delle rarità il più delle volte introvabili anche se vai a cercarle nelle stesse aziende che le hanno prodotte.

Poi, a sorpresa, spunta anche la Westvleteren, una delle birre trappiste belghe, la più piccola per dimensioni e produzione e che vanta due caratteristiche: è l’unico birrificio trappista nel quale i monaci seguono tutto il processo produttivo e, inoltre, la si può acquistare, e non sempre, solo direttamente all’abbazia.

E mentre Michele continua a tirare fuori bottiglie di ogni genere a annata come, tra gli altri, vecchissimi Yquem, un Krug Collection 1964 in magnum e il vecchissimo Origine di Selosse… arriva la sua responsabile di sala che lo richiama all’ordine: i tavoli nel frattempo si stanno riempiendo e c’è bisogno di lui. E noi saliamo per accomodarci ai tavoli sulla pedonale via Garibaldi e goderci la cena, con Michele che poi si siederà con noi.

LA MAGIA DELL’ENOTECA

Prima di sederci ammiriamo una lunga tavola imbandita con le delizie dell’autunno in bella mostra. I nostri occhi apprezzano, accanto ad un’affettatrice Berkel rossa fiammante con stemma personalizzato Marcucci,   le castagne, uova fresche, melograni, torte di castagnaccio, ricotta, grappoloni di profumata uva fragola.

Lì accanto, una gentile signora ha allestito un fornellino dove cuocerà a vista le uova al tartufo.

Non c’è che dire, siamo già in clima Marcucci.

SULLA PEDONALE

 

Chi è stato ai tavoli sulla strada dell’Enoteca sa di cosa parlo: da Marcucci si viene anche per godersi l’atmosfera svagata, a volte un po’ snob e vippaiola, vacanziera e rilassata che si respira in strada.

Le persone che passano a piedi per il consueto struscio serale, guardano se scorgono l’ennesimo vip, ma restano anche conquistate da questo ordinato e composto cicalìo di bella gente che ai tavoli, lo percepisci proprio, si rilassa e si diverte.

ALL’INTERNO

 

L’ingresso nella sala principale dell’Enoteca è sempre emozionante, una calda vampata di arte, vino e atmosfera.

 

Vuoi per gli interminabili e altissimi scaffali colmi di mille bottiglie, vuoi per le candele e i profumi che a poco a poco arrivano dalla cucina. Ma anche e soprattutto per gli allestimenti, con opere d’arte o oggetti più disparati, spesso a ispirazione vintage, che Michele si diverte ad esporre, magari sospesi dall’alto soffitto, rendendo questa sala un camaleontico spazio pronto a mutarsi di continuo, ad ogni stagione, per stupire e divertire gli occhi incantati dei suoi ospiti.

LA CONVIVIALITÀ COME TRATTO DISTINTIVO

 

E Michele, con la sua equilibrata e mai invasiva spontaneità, è un po’ un maestro nel mettere in connessione i suoi ospiti, Come? Presentando ad un tavolo le persone sedute a quello di fianco. Così, tra un piatto e un sorso, possono nascere conoscenze, amicizie, a volte anche relazioni di lavoro.

 

Ed anche noi, stasera, non siamo certo sfuggiti a questo piacevole rito. Intanto conoscendo due eleganti e facoltose signore della Milano bene che ci hanno parlato con trasporto dei loro figli che studiano a New York.

 

Poi incrociando degustazioni e opinioni con un capace produttore di vino del Candia, Pierpaolo Lorieri, che ci ha omaggiato, deliziandoci, di un calice del suo Vernero di vecchissima annata.

A TAVOLA!

Materie prime eccelse e sana semplicità: queste le due parole chiave della cucina di Marcucci.

Stasera, visto che esattamente una settimana prima avevamo gustato le carni (come sempre al top),  opteremo per il pesce del giorno.

Il percorso vedrà poi alcuni must come le polpettine, la zuppa del giorno e i gelati, tre gustosi cavalli di battaglia.

Ma anche il resto non sarà certo da meno, all’insegna di ingredienti e prodotti che Michele seleziona con tanto amore e certosina ricerca.

Siamo partiti con l’assaggio di Olio Nuovo (Tenuta Mariani) appena arrivato (a tempo di record visto il periodo).

Poi le celebri e saporite Polpettine Pietrasantine a base di salsiccia, carne di manzo chianina, uova, latte, pane, aglio, timo, sale e pepe, a sguazzare nella salsa di pomodoro fresco con capperi e un filo di origano.

Le Uova al tegamino, servite nel tegamino, con il tartufo bianco di San Miniato.

Buonissima la Minestra autunnale di zucca con cavolo nero e fagioli rossi di Lucca di Leonardo Matteucci.

L’Orata e l’Ombrina alla brace, freschissime, comprate al mattino da Michele dai retinai sul molo di Viareggio.

Gli inimitabili Fagioli schiaccioni di Pietrasanta.

Le deliziose Cipolle di Treschietto al vino rosso e aceto balsamico

Il Castagnaccio fatto dall’Enoteca con ricotta di pecora e gelato alle castagne.

La Crostata di frutti di bosco con gelato allo yogurt.

Il Gelato, appena fatto, con latte di capra.

Il Gelato all’uva fragola con uva fragola fresca.

I VINI DELLA SERATA

Ad inizio serata, in cantina, si parlava, e bene, della varietà Chenin Blanc, l’uva con cui viene realizzato in Loira il Savennières. Così Michel ha deciso di stapparci due bottiglie che risultano due differenti interpretazioni di questo intrigante vitigno.

La prima più secca, pulita e lineare. La seconda più ricca, espressiva e complessa. Entrambe davvero ottime.

Savennières La Roche aux Moines 2018 – Domaine aux Moines

Savennières Fidès 2018 – Eric Morgat Vigneron

Fotoservizio Giulio Paladini

ENOTECA MARCUCCI

Via Garibaldi, 40

Pietrasanta

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