30 Mar TERRE DI TOSCANA 2022: I MIEI ASSAGGI EMOZIONANTI
ALLA RICERCA DI PERLE ENOLOGICHE IN UNA MANIFESTAZIONE DI GRAN SUCCESSO
Carissimi eno-lettori, giorni prima della mia presenza domenicale a Terre di Toscana ho pensato proprio a voi.
E mi sono preparato studiando un percorso, diciamo, alternativo.
Sì, perché il reportage che avrebbe raccontato delle mie degustazioni a Terre di Toscana 2022, negli ampi padiglioni di questa splendida kermesse di successo a Lido di Camaiore, sarebbe dovuto essere non banale, non scontato.
Mi piaceva, in altre parole, raccontarvi “l’altro festival’: per intenderci non tanto quello dei nomi celebri e celebrati ma, semmai, quello dei vignaioli emergenti o semi-sconosciuti ai più.
E poi, sempre per smarcarmi dalle consuetudini, visto che la Toscana è soprattutto terra di rossi… ho voluto approfondire la parte white, cercando di scovare e parlarvi di qualche bianco interessante.
Confesso però che non ho resistito comunque a fare una capatina anche da qualche ‘produttore famoso’.
Quello che troverete di seguito è frutto del mio percorso nel calice, una selezione estrapolata con cura da 30 aziende da me testate e dai relativi 92 campioni assaggiati.
Un plauso, però, va alla perfetta organizzazione di Acquabuona, che in una sola giornata mi ha permesso questo incredibile lusso sensoriale.
Sono orgoglioso, e lo dico da appassionato, che la Versilia ospiti una kermesse enologica di così importante livello che fa bene alla nostra terra, e a quella dell’intera regione.
TOP CINQUE
I 5 MIGLIORI SORSI DELLA GIORNATA
1 BRUNELLO DI MONTALCINO RISERVA NELLO 2016 – BARICCI
2 CHIANTI CLASSICO RISERVA 2019 – RIECINE
3 CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE SAN LORENZO 2018 – CASTELLO DI AMA
4 CORTONA SYRAH 2019 – STEFANO AMERIGHI
5 CHARDONNAY 2018 – CAPANNELLE
OLTRE IL ROSSO:
VINI BIANCHI INTERESSANTI,
UN METODO CLASSICO E UN ROSATO
1 Fabrizio Bianchi Chardonnay 2020
CASTELLO DI MONSANTO
Acidità spaventosa, sapidità. Dal 2000 in poi diminuita la percentuale di vino che fermenta nel legno, così oggi possiamo tranquillamente ammettere che si tratta di un bianco di Toscana di grande livello. E da invecchiamento.
Classe ed eleganza.
2 Annita 2020
IL RIO
Da uve Chardonnay (55%) sottoposte a macerazione prefermentativa a freddo e uve Pinot nero vinificate in bianco.
Fermentazione alcolica in barrique, con parziale fermentazione malolattica. Affinamento in bottiglia per 6 mesi.
Un sorso divertentissimo.
3 Degeres 2017
MONTEPEPE
Vermentino 60%, Viogner 40%. Vino opulento, per altro in un’annata calda. Ma la scorza d’agrume riesce a sferzare e a riequilibrare il sorso. Grande profondità. Da stappare tra qualche anno, quando potrebbe rivelarsi davvero una bomba.
Bianco potente.
4 Mauvais Chapon Metodo Classico
VILLA CALCINAIA – CONTI CAPPONI
Per due motivi mi viene da esclamare “peccato!”: il prezzo sullo scaffale in enoteca si aggira sui 39 euro (non pochissimi) mentre il numero delle bottiglie è 1.000 (poche). Detto questo, che bello scoprire eleganza e freschezza in una ‘bolla’ toscana, 45 mesi sui lieviti, da uva sangiovese.
Freschezze.
5 Rosa del Castagno 2020
FABRIZIO DIONISIO
Siamo a Cortona, terra di syrah. Dionisio produce diverse versioni in rosso, ma a noi ha colpito particolarmente questo rosato, sempre da questo vitigno, 11mila bottiglie, 14 euro sullo scaffale: al naso i petali di rosa seducono, poi entra in bocca con delicatezze e freschezze da bianco per poi rilasciare tutte le note suadenti e fruttate che ti aspetti da un rosato.
Piccolo Rodano.
L’ALTRA TOSCANA:
VIGNAIOLI MOLTO INTERESSANTI
1 CUNA
Pratovecchio Stia – Arezzo
Ma che bella sorpresa! Siamo nel Casentino, dove l’enologo ed agronomo Federico Staderini ha individuato il terroir ideale per l’allevamento del pinot nero. Su suolo calcareo, in regime di coltivazione biodinamica, la scelta di coltivare pinot è da ricercarsi nelle forti escursioni termiche di questa area geografica, oltre al suolo sassoso che rimanda ad una piccola somiglianza con la Borgogna. Unica varietà coltivata oltre al pinot è la Abrostine, antico vitigno antenato del colorino. Cuna 2018 e Brendino 2018 sono due pinot nero alquanto particolari che giocano più sulla intrigante materia e complessità che sull’equilibrio. Il Sempremai 2016 (abrostine) è altrettanto intrigante.
Pinot alla toscana.
2 ANTONIO CAMILLO
Pianetti di Montemerano – Grosseto
Camillo, per chi scrive, non costituisce una sorpresa. Già ben apprezzato il suo stile, semplice e inneggiante alla bevibilità. Ci siamo letteralmente innamorati del suo Ciliegiolo 2021. Ma anche del suo bianco da uve procanico (entrambe le bottiglie vanno a poco più di 12/13 euro sullo scaffale!) e del Ciliegiolo Vallerana Alta (da un vigneto di 40 anni poco sopra Capalbio). Ma tutti i vini (vigne vecchie) ci inducono alla piacevole beva. Lo stile di Camillo privilegia l’equilibrio alla potenza.
Leggerezza ed equilibrio.
3 SALCHETO
Montepulciano – Siena
Azienda vitivinicola biologica e biodinamica, radicata nel distretto del Vino Nobile, Salcheto è anche il nome del ruscello che nasce ai piedi di Montepulciano. In degustazione oggi diverse linee aziendali. Dalla Obvius (bianco, rosato e rosso) ci ha colpito soprattutto il bianco, senza solfiti, magro ed elegante (prezzo interessantissimo). Poi è stata la volta degli ottimi Nobile di Montepulciano (la Riserva 2018 soprattutto). Più internazionali il Nobile Salco 2017 e il Nobile Vecchie Viti del Salco 2017. Nonostante qualche ammiccamento a stili più ‘morbidi’, Salcheto è sinonimo di bottiglia interessante.
Non banale.
4 CONTI CAPPONI – VILLA CALCINAIA
Greve in Chianti – Firenze
Della chicca Metodo Classico abbiamo già parlato precedentemente, concentriamoci sui rossi.
Si parte bene con il Chianti Classico 2019 e la riserva 2018. Poi arrivano le 3 Gran Riserva che si distinguono per 3 terroir diversi. Sabbioso: quello del Vigna La Fornace 2018, secondo me il più elegante dei tre, con tannini levigatissimi. Calcare: nel terreno del Vigna Bastionano 2016, complessità con tannino più irrequieto. Argilloso: il terroir del vecchissimo vigneto (piantato nel 1957) del Villa Contessa Luisa 2016, senza dubbio il più complesso.
Curiosità: l’enologo è Federico Staderini della sopra-citata azienda Cuna.
Nerbo.
5 TOSCANI – OT
Casale Marittimo – Pisa
Siamo stati in azienda circa un anno fa, e già scoprimmo il talento e la passione di Rocco Toscani (figlio del grande fotografo Oliviero) che stava dando un proprio indirizzo stilistico all’azienda del padre. Oggi, nel bicchiere, troviamo un’ulteriore crescita: questi vini, che nascono ad un tiro di schioppo dalla vicina Bolgheri, hanno sempre più una propria identità, ben diversa da quella morbida di molti bolgheresi modernoni. Tutti i vini cercano stile e pulizia. Fra tutti abbiamo apprezzato tantissimo i due syrah: il Vedomare Rosso 2019 (16 euro sullo scaffale) e il Lumeo 2018 (35). Ma anche il resto della produzione, compreso lo scoppiettante ancestrale (sempre da syrah) Lolì e il cabernet franc Vieni via con Me.
In costante crescita.
GIRANDO TRA GRANDI TOSCANI:
ALCUNE AZIENDE TOP
1 RIECINE
Gaiole in Chianti – Siena
Un vero inno al Chianti Classico d’eccellenza. Il nostro sorso al top è stato senza alcun dubbio (visto un po’ anche il rapporto qualità prezzo) il Chianti Classico Riserva 2019 (di cui parliamo a parte). Poi La Gioia 2018 (il più ‘potente’). Quindi lo ‘spiazzante’ Riecine di Riecine’ (il vigneto più vecchio): eleganze sottili da Borgognone, davvero un toscano di finezze incredibili.
L’eleganza del sangiovese.
2 CASTELLO DI AMA
Gaiole in Chianti – Siena
La classe. La pulizia. Mi verrebbe da dire “Chi non ama il Castello di Ama?”. Oggi abbiamo goduto di una versione davvero elettrizzante del Chianti Classico Gran Selezione San Lorenzo 2018. Poi, in mezzo a più titolate bottiglie aziendali (tutte perfette), è spuntato con umiltà il Chianti Classico Ama 2020, davvero ben fatto.
Lo stile Ama.
3 CASTELLO DEL TERRICCIO
Castellina Marittima – Pisa
Sono reduce da una visita direttamente a Terriccio, in occasione di un pranzo al ristorante incastonato nelle vigne aziendali, in cui ebbi modo di apprezzare annate vecchie. Oggi ho scoperto la versione 2016 del Lupicaia (cabernet sauvignon con piccolo saldo di petit verdot), molto importante, però da aspettare per l’affinamento in bottiglia. Mentre il Castello del Terriccio 2016 (syrah e 10% petit verdot) è più pronto. E di eleganza sbalorditiva.
Profumo mediterraneo.
4 BARICCI
Montalcino – Siena
Sono bastati tre piccoli sorsi dei tre vini presenti alla degustazione per “ri-innamorarmi” di questo modo di concepire il Brunello di Montalcino: freschezza e tannini finissimi. Il rosso 2020 (prezzo onestissimo) è già di per sé un’emozione. Il Brunello 2017, un po’ opulento ma comunque elegantissimo, conquista. Poi arriva il colpo di grazia: il Brunello Riserva Nello 2016, personalmente il sorso migliore della giornata.
Un classico.
5 STEFANO AMERIGHI
Cortona – Arezzo
Lo sappiamo tutti, Cortona è ormai patria del Syrah, e la zona per fortuna si è smarcata dallo stereotipo che la voleva scimmiottare lo stile Rodano. E molto del merito va a Stefano Amerighi, da anni sulla breccia con le sue splendide creazioni che, a dire il vero, si smarcano a sua volta anche dallo stile dei suoi colleghi cortonesi: troppo ricche di personalità le bottiglie di Amerighi. Oggi le metto in un ordine strano… Cortona Syrah 2019 (la perfezione), a seguire il complesso e intrigante Serine 2018 da vecchi cloni del nord del Rodano ed infine l’Apice 2018, da singola vigna, comunque appagante.
Personalità.
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