IL RIESLING DELLE ALPI APUANE

ALLA MAESTÀ DELLA FORMICA LA SCOMMESSA PIÚ INTRIGANTE

OLTRE A “SUA MAESTÀ” IL RIESLING, DALLA GARFAGNANA UNA LINEA DI VINI LIMPIDI ED ELEGANTI

Siamo stati un giorno in Garfagnana con un preciso obbiettivo: degustare il riesling di cui tutti parlano, scoprire gli altri vini di una piccola maison nata da poco e fare due chiacchiere con il vignaiolo.

A Careggine siamo arrivati alla Maestà della Formica nella tarda mattinata soleggiata di uno svagato giovedì di metà ottobre.

Scesi di macchina siamo stati sferzati da vento asciutto e freddo che solo le alte montagne sanno regalare.

Ad accoglierci il preparato e gentile Andrea Elmi, enologo affermato che assieme all’amico (anch’egli enologo) Marco Raffaelli ha messo in piedi questa piccola ma davvero ambiziosa azienda vitivinicola.

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La Maestà della Formica è nata con le vendemmie 2018, dunque siamo all’inizio di un percorso, e proprio per questo mi sento di dire che i risultati, nel bicchiere, sono già fantastici.

Sia per i vini da coltivazione “nomade”, ovvero da vigne e vigneti sparsi nei vari comuni della Garfagnana e che i due viticoltori hanno riportato meritevolmente in vita.

Sia per quella folle e affascinante scommessa che si chiama riesling, da loro prescelto e piantato a queste latitudini per la prima volta.

 

 

Ecco a voi i nostri assaggi

DRANKANTE 2020

ROSSO – VINO FRIZZANTE

Si tratta del ‘vino-giocoso’ della Maestà, il vino frizzante (rifermentato) che può accompagnare aperitivi, ma anche pranzi e cene perché alla leggerezza abbina anche un velo di struttura.

Da sangiovese e moscato d’amburgo. Poi abrusco (sorta di colorino), ciliegiolo, bonarda, pollera e altre uve. Zero solfiti.

11 gradi per una bibita rinfrescante da beva compulsiva e spensierata.

Mineralità e acidità invitano al bicchiere successivo mentre un tannino appena percettibile permette anche l’abbinamento a piatti ovviamente non molto strutturati.

Nel 2020 prodotte 2.700 bottiglie.

Il nome è un gioco di ’italianizzazione’ dell’inglese (“drunk ant” è formica ubriaca).

Punti: 87

VIGNESPERSE 2020

BIANCO – IGT TOSCANA

Trebbiano (60%) e malvasia (40%). Al naso prevale la seconda, in bocca il primo.  A livello olfattivo potremmo ritrovarci un po’ in alcuni sauvignon della Loira, ma per la pulizia anche in Alto Adige. In bocca piacevolmente salatissimo, con anche complessità (seppur non marcata) ed acidità che potrebbero far presagire ulteriori  evoluzioni negli anni a venire. Del Vignesperse l’elemento che più mi colpisce è la pulizia, pulizia che – ci dice Elmi – è uno dei precisi obbiettivi della maison. Dunque alla Maestà troveremo non stili ossidativi (come avviene per esempio negli orange wine) ma semmai riduttivi.

Da una bottiglia che viene dal freddo, come questa, è infatti giustamente lecito aspettarsi uno stile asciutto e limpido.

Il nome del vino deriva dalle 4 vigne (in etichetta in un originale puzzle) ‘sperse e sparse’ in 4 differenti comuni della Garfagnana.

La 2020 è la prima annata, e conta 1.000 bottiglie

Punti: 88

GAMO 2020

ROSSO – IGT TOSCANA

Per descrivere questo rosso parto dalla gradazione alcolica: 11,8 (12 in etichetta). Ecco, il Gamo è il classico vino per chi ama leggerezze, esilità, non certo strutture e opulenze.

Il tannino è piuttosto impercettibile, quasi una polvere al palato, e ricorda più un tannino borgognone che toscano. L’80% dell’uvaggio è di sangiovese e syrah. Con piccoli saldi di ciliegiolo, gamay, abrusco ed altre varietà autoctone.

Due consigli: ossigenare la bottiglia (migliorata minuti dopo l’ingresso nel calice) e abbinare a piatti delicati.

La precedente versione 2019 ha conquistato il premio Top Wine della guida Slow Food, ovvero entrata nel novero dei “700 Migliori Assaggi dell’Anno” su ben  27.000 campioni degustati.

E questa 2020 (2.660 bottiglie prodotte) è sulla solita strada giusta…

Punti: 89

LA GRANDE SCOMMESSA: IL RIESLING DELLA MAESTÀ

La storia di questo riesling è davvero insolita e affascinante. Mettetevi comodi.

Nel 2014 i due giovani enologi e amici Andrea Elmi e Marco Raffaelli, dopo l’analisi di varie zone non distanti dalla loro Versilia, scelgono Careggine e la Garfagnana come terra dove realizzare, finalmente, il proprio vino.

E pensano al Riesling, iniziando proprio in quell’anno a piantarlo.

In Italia esistono solo 2-3 cloni di questo vitigno, in Germania (la patria dei grandi riesling) ben 2.000. I due vanno in Mosella e ne scelgono 3 che vanno poi ad inserire, a Careggine, in 3 differenti portainnesti.

In quel periodo i vecchi del paese guardano i due vignaioli come fossero due pazzi, esclamando “…sono anni e anni che la gente scappa e voi invece scegliete di venire qua? Addirittura per fare del vino buono!”.

La scommessa, effettivamente, è molto coraggiosa. Soprattutto se si pensa che il riesling, in queste terre, non ci ha mai messo piede.

Arriva così la prima vendemmia, la 2018, appena 250 bottiglie, che esce lo scorso anno con le prime degustazioni ufficiali (che invidia verso amici e colleghi che la assaggiano mentre io rimango al palo!).

Ovviamente la vendita va esaurita in un batter d’occhio.

La 2019 (circa 450 bottiglie) è oggi sul nostro tavolo ‘en primeur’, ed uscirà  proprio a partire da questo mese di novembre.

La 2020 vedrà invece 1500 esemplari, mentre nel 2021 in azienda sperano di superare le 2.000 bottiglie.

Numeri davvero contenuti per un vino che, soprattutto per gli wine lover e gli addetti ai lavori, intriga e incuriosisce.

L’obbiettivo – ci confessa Elmi – è di arrivare negli anni ad almeno 3.000 bottiglie.

 

 

 

MAESTÀ DELLA FORMICA 2019

RIESLING – IGT TOSCANA

 

Siamo a 1050 metri di altitudine. Parte dell’uva (15%) viene vinificata col raspo e poi lasciata andare in botrite. La macerazione (24 ore) avviene in pressa con  ghiaccio secco, questo per giocare su estrazioni e non certo su ossidazioni.

Questa 2019 è stata imbottigliata nel luglio 2020.

L’ASSAGGIO:

Incredibile scoprire i solo 10,5 gradi alcolici, in un sorso che ne lascia intendere almeno un paio di più. Al naso ci colpisce subito la macchia mediterranea (elicriso, nepitella, timo). Ma anche resina e miele. Un tocco di frutta tropicale. Non manca l’idrocarburo tipico di questo vitigno, ed un sentore di lana bagnata che rimanda alla Loira. Molto spiccata è però una nota verde verticale, una sorta di “verdura” che sferza soprattutto la bocca e che, a parer mio, caratterizza questo vino più di ogni altro sentore.

Di sicuro un riesling differente da qualsiasi altro prodotto in Italia.

Semmai, se proprio dobbiamo trovare una piccola pecca su cui poter lavorare in futuro, è nella pulizia, che invece è il tratto distintivo degli altri vini della Maestà. Ma, pensateci bene, siamo solo all’inizio di un percorso, giunto semplicemente alla terza vendemmia.

E, pensando soprattutto che si tratta di vigne giovanissime, sono pronto a scommettere che di questo riesling, negli anni, ne sentiremo parlare molto (e bene).

Altro piccolo rammarico: sarebbe stupendo poter degustare questa 2019 tra 3 o 5 o 10 anni, per capire quanto evolve, quanto migliora e quanto si pulisce.

C’è solo un modo per scoprirlo: accaparrarsi qualche bottiglia ed aspettare.

Impresa per niente facile vista l’esigua produzione ma, credetemi, vale la pena provarci.

punti: 90 (ma in sicuro aumento se si aspetta un altro affinamento in bottiglia)

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BASSA SOLFITAZIONE

Il Drankante ha zero solfiti. Ma anche tutti gli altri vini della Maestà (da coltivazione biodinamica) hanno bassissime solfitazioni.

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TRA VITIGNI E BARBATELLE

Nei vari e vecchi vigneti acquisiti in Garfagnana (al momento 5 e presto saranno 8 dislocati in ben 8 comuni differenti!), i due vignaioli hanno rintracciato più di 60 differenti varietà di uva, molte anche piemontesi e francesi. Trovate anche piante di gamay e di syrah di età superiore ai 100 anni. Si dice che in Garfagnana molte erano le donne che si recavano in Francia per fare le balie. Queste donne garfagnine, al loro rientro, tornavano sempre con in valigia le barbatelle d’oltralpe da piantare.

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NON SOLO VINO

Alla Maestà, oltre al vino, ci si dedica anche alla coltivazione di piccoli frutti di bosco e alla ricerca di erbe spontanee, con realizzazione in barattolo di composte di frutta, sciroppi e agrodolci.

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I DUE VIGNAIOLI-ENOLOGI

Maestà della Formica è curata con grande amore e dedizione (spesso le vigne sono impervie e comunque sparse e lontane tra di loro) dai due titolari.

Marco Raffaelli è tutt’oggi l’enologo della Fattoria Sardi Giustiniani in lucchesia.

Andrea Elmi ha un prestigioso passato da enologo sia in Chianti (Poggio Bonelli) che in Maremma (Monteti).

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IL NOME

L’azienda prende nome da un passo lì vicino, chiamato, appunto, Maestà della Formica.

 

 

foto Giulio Paladini

MAESTÀ DELLA FORMICA

Careggine (Lucca) – Via Taccino, 9

www.maestadellaformica.com

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