I VINI DELLE CANARIE: IN GIRO PER BODEGAS

SIAMO STATI NEI VIGNETI DI TENERIFE ALLA SCOPERTA DI VIGNAIOLI E VINI SORPRENDENTI

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Cari eno-appassionati, chi scrive frequenta da quasi trent’anni queste splendide isole che si trovano un po’ sperdute in mezzo all’Oceano Atlantico, fortemente al largo della costa nord-occidentale dell’Africa.

Gianluca Domenici con Carlos Luengo Barreto e Pablo Lòpez Betancourt presso la Bodegas Frontos

E, visto che chi mi segue o mi conosce lo sa bene, statene certi che per ognuno dei numerosi viaggi compiuti in tutti questi anni non ho mai mancato di scoprire e stappare innumerevoli vini di queste zone, diventandone un attento e appassionato consumatore nonché, senza falsa modestia, anche un discreto conoscitore.

GLI ANNI ’90

Partiamo dai miei primi assaggi, negli anni ’90, quando ‘en Canarias’ si beveva mediamente male, soprattutto per colpa del fenomeno ‘vino blanco afrutado’, una riprovevole moda quella di questo vino zuccherato da bere a tutto pasto, moda che prosegue anche adesso, ma per fortuna ad esclusivo appannaggio di alcuni turisti inglesi, tedeschi e del nord Europa che non sanno proprio bere.

LA MACERACIÓN CARBÓNICA

Poi sono arrivati i vini rossi semplici, immediati ma davvero poco eleganti, da macerazione carbonica, esattamente quella che si pratica per il nostro novello o per il Beaujolais nouveau. Gli altri rossi, in quegli anni, erano spesso troppo strutturati, oppure  monocordi, mentre i bianchi presentavano delle troppo irruenti e sgraziate mineralità da domare.

INIZIA IL CAMBIAMENTO

Ma è dagli inizi del 2000 che i vignaioli delle isole si rendono conto delle potenzialità del proprio territorio, ed iniziano così a coltivare e vinificare forti di nuove conoscenze apprese dai colleghi del Continente.

E da quel momento (in special modo a partire dall’inizio degli anni intorno al 2010) fino ai giorni nostri, si sono verificati veri e propri passi da gigante, così oggi, spesso, rimaniamo stupiti da vini davvero ben fatti, migliorati in eleganza, con mineralità e profumi davvero particolari.

Juan Jesús Mendez di Bodegas Viñatigo e il sommelier Miguel Barrera

DEFINIRE OGGI IL VINO CANARIO?

Impossibile, tanti piccoli produttori, ma soprattutto troppe micro-realtà, ciascuna delle quali con un proprio micro-clima e un proprio micro-terroir che varia continuamente, e non solo da isola a isola ma, semmai, da chilometro a chilometro.

Pensate, seppur in un territorio così limitato, possono coesistere, a breve distanza, climi che vanno dal sub-tropicale al continentale!

Tutto ciò crea le condizioni adatte per la coltivazione di varietà di vite molto diverse tra loro, altro motivo che sottolinea il valore dovuto alla grande, variegata  e interessante offerta vinicola delle Canarie.

UNA GRANDE RICCHEZZA: BEN 80 VARIETÀ DI VITIGNO

Le Canarie vantano attualmente più di 80 diverse varietà di vitigni identificati. Un patrimonio così multiforme, multisensoriale e dalle mille sfaccettature che, senza dubbi, mi fanno scommettere su questa ‘regione vinicola’ come una di quelle di cui sentiremo sempre più (ben) parlare in futuro.

Non a caso, nei miei ultimi viaggi a Bilbao, San Sebastian, Barcellona, Madrid, ma anche a Londra e Berlino, ho scoperto, all’interno di blasonatissime carte dei vini in ristoranti stellati o comunque prestigiosi, alcuni eccellenti produttori di queste splendide isole.

LA NOSTRA VISITA ALLE ‘BODEGAS’

Complice un mio caro amico sommelier, tinerfeño di San Isidro, Miguel Barrera, siamo stati a visitare una selezionata manciata di bodegas davvero prestigiose di Tenerife.

Conoscevo già i loro vini, ma andando tra i filari e nelle cantine mi sono accorto  che questi illuminati piccoli-produttori hanno le idee chiarissime.

E un radioso futuro davanti, visto che il loro attuale successo, anche sui mercati internazionali, è solo l’inizio di una splendida eno-storia ancora tutta da scrivere.

GUARDA IL VIDEO DEL NOSTRO INCONTRO CON I VIGNAIOLI

BODEGAS VIÑATIGO

HABLANDO CON IL VIGNAIOLO JUAN JESÚS MENDEZ

Juan Jesús Mendez

Incontriamo alla Bodegas Viñatigo, sulle pendici di La Guancha, il vignaiolo e proprietario Juan Jesús Mendez, un grande studioso e conoscitore della viticoltura Canaria, un vero pozzo di scienza, autore anche di libri sul tema come il suo “Acerca del Canary Wine”.

Siamo stati nella sua incredibilmente suggestiva sala degustazione scavata nella roccia magmatica, nella terra dei suoi vigneti, che ricorda volutamente l’antro di un vulcano.

Al fascino del luogo corrisponde una nutrita produzione di vini, taluni  entusiasmanti, che sorprende sia per il livello qualitativo sia per l’ampia gamma di vitigni, alcuni dei quali recuperati perché a rischio estinzione.

I vigneti di Viñatigo sono dislocati in quattro differenti zone di Tenerife, principalmente nella parte nord-est dell’isola.

“La nostra vendemmia – ci rivela Mendez – inizia al principio di agosto, talvolta a fine luglio a seconda dell’annata, e terminiamo alla fine di ottobre o all’inizio di novembre, praticamente sono tre mesi di vendemmia, la vendemmia più lunga del mondo. La ragione è data dall’isola che ha una forma piramidale, con  pendenze piuttosto pronunciate così, ogni 100 meri di dislivello, capita che si possano riscontrare anche 6/8 gradi di differenza di temperatura.”

“Tutto questo – prosegue il viticoltore – si traduce nel fatto che a livello del mare abbiamo un clima sub-tropicale, ai 400 metri un clima temperato e a 1000 metri un clima continentale. Tenerife è come fosse un’insieme di regioni vitivinicole sovrapposte, e a volte è un po’ come passare da una tipica vendemmia del Mediterraneo a un vendemmia in Alsazia.”

“Concludendo, abbiamo una grande varietà di climi, una grande varietà di suoli, ed una grandissima varietà di vitigni, un patrimonio enologico incredibilmente variegato.”

“A proposito di suoli – ci tiene a sottolineare Mendez – l’origine vulcanica dell’isola dà vita a terreni che hanno 100 anni di età e altri che hanno 10 milioni di anni”.

I NOSTRI ASSAGGI

DA

BODEGAS VIÑATIGO

 

Purtroppo, ma ci rifaremo tra pochi mesi tornando qui, al momento della nostra visita di qualche mese fa, i bianchi dell’ultima vendemmia non erano ancora pronti, mentre quelli della precedente erano esauriti, quindi ci siamo concentrati soprattutto sui vini rossi.

Poco male, visto che nei calici abbiamo trovato comunque piccoli tesori ‘color rojo’.

LISTAN BLANCO 2021

Il Listan Blanco è il vitigno a bacca bianca maggiormente diffuso a Tenerife. In Spagna si chiama Palomino Fino e venne impiantato qua anticamente dai coloni dell’Andalusia.

Naso erbaceo, salino in bocca, persistente. Bianco gastronomico.

punteggio: 86

PARAJE PINO VALOIS ROSADO 2021

Dal bianco, e prima dei rossi, si passa a questo rosato da uva Listan Negro. Naso provenzale, bocca un po’ amarognola e solita piacevole salinità.

punteggio: 85

NEGRAMOLL 2021

Iniziamo la serie dei ‘vinos tintos’. Negramoll in purezza. Ricorda certi pinot noir per il colore scarico e per un’eleganza dovuta a tannini molto levigati. In bocca ha buona acidità e il sorso, seppur non molto complesso, è davvero scorrevole.

punteggio: 87

VIJARIEGO NEGRO 2021

Vijariego Negro in purezza, 10 mesi in barrique. Ematico, minerale, di struttura.

Un pelo spostato sull’alcolicità. Persistente.

punteggio: 86

TINTILLA 2019

La varietà Tintilla è rara, e altrettanto raramente si trova una bottiglia di Tintilla in purezza. Un anno in barrique. In una zona vocata del nord di Tenerife, rinfrescata dai venti alisei a 700 metri di altitudine, questo piccolo capolavoro di complessità gustativa presenta un sorso deciso, di carattere.

punteggio: 90

BABOSO NEGRO 2021

Vitigno recuperato nella isola di El Hierro e reimpiantato da Mendez nel nordest di Tenerife, è un vino che ci ha conquistato, eleganza sopraffina della trama tannica, complessità. Unico piccolo ma perdonabile neo nella non lunghissima persistenza, ma vino davvero convincente.

punteggio: 90

ENSEMBLAJE TINTO 2020

Quattro vitigni autoctoni canari: Negramoll, Tintilla, Listan Negro e Vijariego Negro. Solo 3426 bottiglie. Ogni anno si cambia uvaggio e percentuali per ricercare la miglior qualità. Da bere dopo altro affinamento in bottiglia visto l’alto potenziale che si intuisce al sorso.

punteggio: 88

ELABORACIONES ANCESTRALES TINTO 2019

50 Baboso Negro, 50 Tintilla. Metodo ancestrale. Non elegante, un pelo alcolico, ma divertente e, secondo noi, con prospettive di miglioramenti in bottiglia che potrebbero permettergli di arrivare a sorprendenti livelli.

punteggio: 87

MALVASÌA AROMÀTICA CLASÌCO

Vino bianco ‘naturalmente’ dolce, non fortificato. Un vitigno, quello della malvasìa aromàtica, che ha fatto la storia del vino canario. La versione di Viñatigo è di un dolce leggero e non certo stucchevole vista la deliziosa acidità. Al naso è esotico, lievemente agrumato e con una nota tostata di caffè.

punteggio: 86

IL GIUDIZIO SU BODEGAS VIÑATIGO

I vini di Bodegas Viñatigo sono come il loro artefice Juan Jesús Mendez, ovvero complessi, interessanti e tutti tendenti all’eleganza e all’equilibrio. Torneremo tra pochissimi mesi a calpestare queste vigne per scoprire, questa volta, l’universo dei bianchi.

 

bodegasvinatigo.com

BODEGAS FRONTOS: LA VIGNA PIÙ ALTA D’EUROPA

E UN BIANCO ECOLÒGICO PLURIPREMIATO

Carlos Luengo Barreto, proprietario della Bodegas Frontos, porta avanti con dedizione il sogno del padre che, nel lontanissimo 1949, decise di piantare le sue prime barbatelle per fare vino.

Lo incontriamo in azienda, in una giornata fredda perché qui siamo decisamente in altura, assieme al suo preparato enologo Pablo Lòpez Betancourt.

La vigna più rappresentativa della Bodega, Viña Los Frontones, si trova infatti a ben 1700 metri di altitudine, in assoluto la vigna più alta d’Europa.

Gianluca Domenici con Carlos Luengo Barreto e Pablo Lòpez Betancourt presso la Bodegas Frontos

Da Frontos ci si concentra su tre sole etichette, ma sopratutto sul bianco.

Quindi, oltre all’unico rosso, il Tinto Tierra che abbiamo apprezzato per freschezza e facilità di beva, ecco i due bianchi: il Blanco Clàsico, da uve malvasia e marmajuelo, vino di carattere e complessità, ma soprattutto il Blanco Seco Ecològico, un ‘vino-fenomeno’ visti i numerosi e importanti premi internazionali, conquistati negli anni, legati ai vini naturali e ai vini da viticoltura estrema. Ma un ‘vino-fenomeno’ anche perché si vende tutta quanta la produzione, soprattutto all’estero, nel giro di pochi mesi.

Noi lo conosciamo da tempo, ma lo abbiamo nuovamente assaggiato sorprendendoci di nuovo per questo suo carattere da vino di razza: colore giallo pallido con nuances verdoline, al naso (ma anche in bocca) si apprezzano agrumi, anice, pera, una caratterizzante nota di erba tagliente e un finale amarognolo.

Davvero un bel bere.

 

frontos.es

BODEGA TAJINASTE:

IL CELEBRE CAN E IL PAESAJE DE LAS ISLAS

Bodega Tajinaste nasce, al nord dell’isola di Tenerife, nel lontano 1939, quando nonno Domingo Farráis fece rientro in patria da Cuba.

Ed oggi abbiamo incontrato il nipote Agustín García Farráis, proprietario nonché enologo della Bodega Tajinaste, che ci accoglie con grande ospitalità ma, chiedendoci scusa, ci permette solo un assaggio rapido di alcuni suoi vini visto che lo hanno appena chiamato d’urgenza per importanti interventi in vigna che lo aspettano.

Agustín García Farráis

Già conoscevamo il vino più rappresentativo dell’azienda, in assoluto uno dei più famosi e apprezzati vini delle Canarie, il Can, un rosso di struttura da uve Listan Negro e Vijariego Negro che oggi assaggiamo nella versione appena uscita e che, proprio per questo, necessita di affinamento in bottiglia per assestarsi e diventare il solito ottimo prodotto.

Precedentemente avevamo davvero apprezzato l’Espumoso (modo classico) 2021, extra brut, pulito, fresco, fatto bene. Poi il Blanco da Listan Blanco dotato di bella acidità e il Tinto Roble, un rosso di stampo tradizionale.

In attesa poi di riprovare ancora una volta, alla prossima visita in azienda, la interessante linea Paesaje de las Islas, un progetto che vede coinvolti viticoltori e conferitori, in collaborazione per vini di alta qualità e tipicità.

 

bodegastajinaste.com

BODEGAS MONJE: UN LUOGO INTRIGANTE E UN GRAN BEL CALICE

Felipe Monje

Felipe Monje, con un bel sorriso, ci spiega che la sua famiglia produce vino nientemeno che dal 1750, un record.

Il padre Miguel, sin da bambino, gli ha insegnato un amore viscerale per la terra e le sue vigne, ricordandogli il duro e prezioso lavoro di tutti i suoi antenati che lo hanno preceduto, e le cui antiche foto in bianco e nero troverete all’interno dei vari ambienti dell’azienda.

Già, perché l’universo Monje, quando vi farete visita, è un viaggio nel passato, nel presente e nel futuro. Scoprirete cantine suggestive e dal sapore d’antan, installazioni d’arte contemporanea, sculture, scorci e ambientazioni di design, un grazioso bar per le degustazione e un grande ristorante con terrazza panoramica.

Noi, a fine della lunga giornata in giro per bodegas, abbiamo ammirato un luogo davvero intrigante e avvolgente, ma soprattutto chiuso il nostro eno-tour in bellezza, degustandoci un calice di una vecchia annata di Monje, un sontuoso Vijariego Negro 2013.

 

bodegasmonje.com

ISOLE CANARIE:

UN PO’ DI ENO-STORIA

La vite giunse nelle isole a partire dal 1402, con i primi colonizzatori di varia origine: spagnoli di diverse regioni, portoghesi, fiamminghi, genovesi e altri.

Una tale eterogeneità ebbe come conseguenza un’ampia diversità vegetale e anche le tecniche di coltivazione rispecchiano le tradizioni disparate che ogni gruppo introduceva nelle isole.

UNA DELLE 4 REGIONI DEL MONDO

Le Canarie sono una delle quattro regioni, a livello mondiale, totalmente esenti dalla terribile piaga della fillossera (il parassita di origine americana), di conseguenza tutti i vigneti sono a piede franco.

Cosa sono le viti a piede franco? Piede franco si usa per definire quelle viti non innestate in cui le radici e il fusto sono di un’unica pianta. Oggi sono presenti in numero limitato sul territorio europeo.

LA FILLOSSERA

La fillossera è stata una delle più grandi calamità della storia della viticoltura, dalla fine degli anni ’60 del XIX sec. fino agli anni 30’ (circa) del Novecento.

L’azione distruttiva del parassita ebbe come conseguenza la necessità di ricostruire completamente il patrimonio viticolo del continente, dividendo di fatto la storia del vino e della vite in due periodi, il periodo prefilosserico e quello postfilosserico.

La conversione sofferta nel continente europeo in seguito all’arrivo della fillossera e la conseguente necessità di introdurre l’innesto ha implicato la perdita di molte varietà che, al contrario, sono invece tuttora presenti nelle Isole Canarie.

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