PREMIO CARRIERA 2021: DINA NOVANI, TRATTORIA DA BEPPINO, PIETRASANTA, PREMIO VERSILIA GOURMET – FRANCIACORTA

La storia di questa famiglia e della loro storica trattoria attraverso il racconto scritto e il racconto video.

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Dina Novani, 76 anni e non sentirli, continua a lavorare nella sua trattoria con l’entusiasmo del primo giorno. Suo figlio Daniele, anche se preso da un’altra professione, non manca di dare il suo supporto, soprattutto nel curare la ricca cantina. Se vi capita di fare un salto a Valdicastello, alle porte di Pietrasanta, vi troverete catapultati in quei magici e un po’ nostalgici sapori di un tempo.

Mangerete bene, divinamente, in un locale accogliente immerso nella campagna.

E magari sentirete raccontarvi storie di scultori, pittori, calciatori, attori e cantanti che da sempre vengono sempre qui, da Beppino, una garanzia.

Incontriamo allora la signora Dina, assieme al figlio sommelier Daniele Lazzerini, per questa breve intervista, pochi giorni dopo aver pranzato meravigliosamente  da loro.

Ricordo ancora con emozione il sapore dei tordelli (monumentali, imperdibili!), dei maccheroncini al sugo d’anatra, del piccione al girarrosto, delle patate, del petto d’anatra con  i fagioli schiaccioni, del marzapane ‘della Dina’ e della deliziosa torta di mele appena sfornata.

Tutto parte da un piccolo bar, rilevato nel 1952 da Giuseppe “Beppino” Novani che lo acquistò da due anziani del luogo. Poco dopo, sotto l’insegna “Da Beppino” diventò anche una semplicissima osteria con mescita di vino. In cucina la moglie Nella e la cuoca Amelia.

Tenete a mente il nome di queste due donne perché la prima, Nella moglie di Beppino, dette alla luce Dina Novani (che oggi intervistiamo insieme al figlio Daniele), mentre la seconda, Amelia, dette alla luce Luciano Lazzerini. Bene, proprio i due rispettivi figli, Dina e Luciano, si unirono in matrimonio nella metà degli anni ’60 e, sotto l’ala protettiva della ‘vecchia guardia’, furono loro gli artefici del gran successo della Trattoria, soprattutto a partire dagli inizi degli anni ’70.

Ma andiamo per gradi.

– Signora Dina, ci parli degli inizi

“Quando mio padre prese il bar – ci racconta Dina Novani – era un piccolo locale. La gente veniva lì a chiacchiera, per un caffè, un bicchiere di vino, o per il gioco delle carte. Ma la richiesta di qualche piatto, soprattutto le merende, stava aumentando e mio padre Giuseppe decise di togliere il gioco per spostare di più l’attenzione verso il cibo.

La domenica iniziammo a fare i tordelli o le lasagne, negli altri giorni tutti venivano a fare merenda…

– Prima di parlare dei piatti, ci dice cosa si beveva negli anni ’60-’70 da Beppino?

“Imbottigliavamo noi il vino nelle damigiane, e sulle tavole c’erano i fiaschi, oppure le caraffine, strette e lunghe e un po’ svasate, da ‘mezzo litro’ o il  ‘quartino’.”

“Era nonno Beppino – interviene Daniele – che andava nei colli qui circostanti per scegliersi il vino migliore, da Strettoia, Regnalla, Montepreti, zone piuttosto vocate in quegli anni e vicinissime alla trattoria.”

“Ricordo ancora – ci  dice sorridendo Dina – il primo giorno che entrammo io e mio marito alla conduzione del locale, eravamo nel 1967: quel giorno prendemmo una damigiana e servimmo il vino solo al bicchiere. Bene, tra il pranzo e la merenda facemmo fuori 54 litri di vino!”

– E ora siamo curiosi di sapere quali erano i piatti più richiesti, sempre in quegli anni

“Andavano forte le merende, con i salumi. Tordelli, lasagne. Poi, piano piano, solo più tardi negli anni, si venne a comporre un menu, menu che era un po’ come se fosse stato creato dai nostri clienti.”    

– Cosa intende dire

“I clienti erano tutti amici, conoscenti, persone che abitavano nei dintorni, e venivano da noi con delle richieste. Come “per domenica me li preparate i tordelli?” oppure “per sabato vorremmo venire per il pollo fritto” o ancora “stasera siamo in sei, l’Amelia ce lo prepara il coniglio alla cacciatora con la polenta?”. E noi dicevamo sempre di sì a tutti, perché ci dispiaceva non accontentarli. Tra l’altro all’epoca non avevamo frigoriferi e, quando ad esempio ci chiedevano il coniglio per la sera, mio padre partiva subito e lo andava a prendere da qualche allevatore qui vicino. Una volta, per non deludere un cliente che era venuto apposta per i tordelli, che però erano finiti… lo facemmo sedere e gli dicemmo di avere qualche attimo di pazienza e di sedersi intanto per gli antipasti: in pochi minuti facemmo i tordelli partendo da zero.

– E adesso raccontateci del vostro celebre girarrosto

“Ricordo che verso la metà dei ’70, l’artista e nostro cliente Leone Tommasi, appassionato cacciatore, ci chiese «…se vi porto gli uccellini me li cucinate?» Noi anche quella volta dicemmo di sì, e che glieli avremmo cotti in teglia. Lui però si offrì di portarci un suo piccolo girarrosto.

Quella cena di caccia riscosse un grande consenso, con 300 uccellini cucinati perfettamente dal girarrosto del nostro cliente.

All’epoca avevamo il fuoco a parete in cucina. Ma mio marito Luciano, muratore,  ebbe una geniale intuizione: tirò giù quella parete, espose il fuoco verso la sala, e si procurò un girarrosto. Ma siccome non era contento del modo in cui girava e cuoceva, andò personalmente da un’importante ditta artigiana di Borgo San Lorenzo per farsene costruire uno su misura, con un sistema di rotazione che aveva escogitato lui stesso. Da quegli anni fino ad oggi, il girarrosto è un protagonista della nostra trattoria.Tra l’altro so che quell’azienda continuò poi a produrre girarrosti con il sistema inventato da mio marito.”

– Cosa usciva dal girarrosto?

“Polli, conigli, capretti, faraone, piccioni.”

– Ma torniamo al fatidico 1967, quando lei e suo marito Luciano prendete le redini della trattoria

“Io ero molto giovane. Ci aiutarono tanto, in cucina, mio babbo Beppino, mia mamma Nella e mia suocera Amelia. E anche mia sorella Sonia e l’amica Maria. Mio marito Luciano aveva una grande passione per questo lavoro, stava in sala ed era veramente amato da tutti. Ma anche durante il giorno era un moto perpetuo, e inventava continuamente idee nuove per la trattoria. Dove c’era un orto piantò bellissimi platani, che ancor oggi danno riparo alle calde giornate estive. Poi costruì un pozzo che oggi ci serve tantissimo per il giardino, per i fiori. Ed essendo muratore ampliò la trattoria in diversi modi: ad esempio la grande stanza dove una volta tenevamo le pecore diventò grazie a lui la sala del ristorante.”

Dina Novani col marito Luciano Lazzerini

– Adesso vogliamo sapere i piatti che hanno fatto la storia della vostra trattoria e che ancora oggi troviamo in carta

Il girarrosto, su cui mettiamo veramente di tutto. Poi le nostre patate ‘in ghiotta’ che si preparano nella padella nera di ferro e, una volta cotte, le posizioniamo nelle teglie alla base del girarrosto per farle insaporire con gli umori rilasciati dalle carni in cottura. Ma il piatto che ci rappresenta di più sono i tordelli. La solita ricetta di un tempo. In molti vengono qua per i tordelli.

– E allora ci dica la ricetta del loro pieno

Bieta, pan grattato, formaggio, macinato, salsiccia, mortadella, pepe, sale, noce moscata, un pochino di spezie.

– Altri piatti che continuano ad andare forte?

Serviamo molti maccheroncini all’anatra. Il coniglio alla cacciatora con la polenta in inverno. I più estivi tagliolini rustici basilico e pomodoro. I nostri dolci e il pane casalingo. Ma sono davvero molti i piatti in carta.

 

 

E chi scrive… non vede l’ora di tornare a trovare la signora Dina in questa fantastica Trattoria, per gustare i piatti e le atmosfere che profumano di vero.

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